Un intervento di adeguamento dei sistemi fumari esistenti in un condominio di 9 piani ha permesso di migliorare la qualità impiantistica e garantire la sicurezza dei condomini, rendendo l’edificio più efficiente energeticamente.
A Valenza Po (AL), i lavori di ristrutturazione edilizia di un condominio di 33 unità immobiliari hanno rappresentato per Rete IRENE un’occasione per riqualificare un edificio dal punto di vista energetico, grazie ad un intervento di adeguamento dei sistemi fumari esistenti e riqualificazione impiantistica effettuato da Delos.
Partiamo da una premessa: parecchi condomini di civile abitazione esistenti sono alle prese con le problematiche connesse al corretto e sicuro smaltimento dei prodotti della combustione generati dai classici scaldacqua a gas, oppure dalle caldaie murali d’appartamento.
La questione è importante e attuale, in quanto le canne fumarie collettive ramificate (tipo “Shunt”) che costituiscono “parte comune dell’edificio”, sono spesso caratterizzate da pericolosi deficit di tiraggio (preoccupa, in particolare, il monossido di carbonio, gas inodore e incolore, che, in certe condizioni, può risultare letale)
Per effetto di regolamenti europei imposti ai produttori di apparecchi a gas:
- le caldaie a camera aperta e tiraggio naturale (tipo “B”) che smaltiscono i gas combusti senza l’ausilio di un ventilatore, sono oggi prodotte per la sola applicazione riferita alla sostituzione di analoghe caldaie collegate a canne “tipo Shunt”
- le caldaie a camera stagna e tiraggio forzato (tipo “C tradizionali”) dove i fumi di combustione sono smaltiti mediante la spinta di un ventilatore, non sono più costruite da fine settembre 2015 (quelle in precedenza immesse nel mercato sono ancora impiegabili, ma oramai in estinzione)
- si costruiscono quasi esclusivamente caldaie di tipo “C a condensazione”, apparecchi non compatibili con le canne tipo “Shunt”
- al momento per gli scaldacqua non c’è impatto, ma è probabile che in un futuro non troppo lontano, anch’essi subiranno misure simili a quelle già in atto per le caldaie
A febbraio 2018, l’Ente Italiano di Normazione (UNI) ha pubblicato la norma UNI 10845 versione 2018, che stabilisce i criteri di verifica della funzionalità di sistemi fumari a servizio di apparecchi inseriti in impianti a gas per uso civile.
Tuttavia, mentre in origine gli interventi erano principalmente finalizzati a migliorare le condizioni di sicurezza all’interno delle abitazioni, ora l’ambito è esteso anche alla riqualificazione energetica degli edifici esistenti: il legislatore ha infatti imposto la necessità di migliorare i rendimenti e la qualità del parco apparecchi installato (soprattutto per quanto riguarda le caldaie, apparecchi destinati al riscaldamento, con o senza produzione di acqua calda di consumo).
Pertanto occorre operare sugli edifici esistenti valutando, caso per caso, quale soluzione adottare, previa analisi tecnica ed economica tra quelle proponibili.
ADEGUAMENTO DEI SISTEMI FUMARI ESISTENTI: IL CASE HISTORY DI DELOS Lo stato di fatto impiantistico del condominio:
- appartamenti dotati di impianto autonomo per il riscaldamento e la produzione dell’acqua calda di consumo, avente origine da una caldaia a camera di combustione aperta e tiraggio naturale (di tipo “B”) ad uso combinato (riscaldamento + acqua calda)
- sistema fumario dedicato alle caldaie stesse, costituito da canna fumaria collettiva ramificata (detta anche “c.c.r.”) costruita con elementi in calcestruzzo vibrocompresso a parete semplice, che possiede un condotto secondario per piano e un condotto primario (o principale).
Considerato che i sistemi fumari esistenti risultavano inadeguati (…e quindi pericolosi…) a smaltire in modo corretto e sicuro i prodotti della combustione delle caldaie a gas per uso domestico in precedenza citate, è stato prima progettato (da professionista abilitato, sulla base della norma UNI 7129:2019 parte 3) e poi attuato, l’intervento ritenuto con il miglior rapporto costi-benefici, costituito dalla sostituzione delle caldaie esistenti con nuovi apparecchi di tipo “C a condensazione” e dall’intubamento delle canne fumarie esistenti mediante inserimento nel condotto primario della canna fumaria esistente di condotti in polipropilene rigido con sezione circolare e diametro interno 50 mm, ciascuno a servizio di una nuova caldaia di tipo “C a condensazione”.
Per alcune unità immobiliari non servite dalle canne fumarie esistenti (le relative caldaie scaricavano i prodotti della combustione direttamente a parete) sono state studiate soluzioni “ad hoc”, quali la fornitura e posa di una caldaia tipo “C a condensazione” dotata di condotto coassiale verticale di presa aria esterna-scarico fumi, avente origine dalla sommità della caldaia stessa e fine oltre la copertura (per appartamento dell’ultimo piano) e la costruzione di un nuovo camino singolo, posto sulla facciata esterna del fabbricato, per la nuova caldaia di un appartamento del piano terra privo di canna fumaria.
L’intervento negli appartamenti è stato completato con gli adeguamenti delle reti gas di alimentazione di caldaie e apparecchi di cottura e delle aperture di ventilazione e aerazione, necessarie per la presenza degli apparecchi di cottura stessi (in seguito all’intervento eseguito sono l’unico apparecchio a gas a fiamma libera presente in ambiente).
Tutti i sistemi fumari realizzati sono stati sottoposti a idonea prova di tenuta, con esito positivo, mentre gli impianti gas, nella loro interezza, possiedono ora dichiarazione di conformità di cui al D.M. 37/2008, di cui prima erano sprovvisti.
L’intervento ha permesso quindi di:
- eliminare le condizioni di potenziale pericolo per gli occupanti delle unità immobiliari (ritorni di gas combusti in ambiente)
- migliorare le condizioni energetiche, grazie all’impiego di apparecchi decisamente più performanti di quelli sostituiti
- eliminare fastidiosi ed antiestetici scarichi diretti a parete.
In merito a quest’ultimo aspetto (apparecchi a gas con scarico diretto a parete), la questione è così sintetizzabile:
- dal punto di vista tecnico è possibile scaricare a parete i prodotti della combustione di apparecchi a gas per uso domestico (caldaie o scaldacqua), tuttavia ciò deve essere eseguito nel rigoroso rispetto delle indicazioni della norma UNI 7129:2015 parte 3, impiegando apparecchi di caratteristiche idonee dal punto di vista delle prestazioni e della natura e composizione dei prodotti della combustione
- il posizionamento dei terminali di tiraggio esterni, eseguito nel rigoroso rispetto delle disposizioni della norma UNI 7129:2015 parte 3, potrebbe essere condizione non sufficiente perché non si verifichino lamentele dovute a molestie per i prodotti della combustione emessi direttamente a parete.
Pertanto, di fronte a segnalazioni e/o a lamentele, vere o presunte, legate all’emissione diretta a parete dei prodotti della combustione, come si comportano le Aziende Sanitarie Locali? Privilegiano l’aspetto igienico-sanitario o quello tecnico?
Per quanto a noi noto, generalmente è privilegiato l’aspetto igienico-sanitario.
Ciò detto, considerato che la soluzione “scarico diretto a parete di apparecchi a gas”:
- rischia di essere non duratura nel tempo (può esserne imposta la rimozione nel breve-medio-lungo periodo)
- produce un oggettivo peggioramento delle condizioni igieniche (ciò a prescindere dalla natura delle emissioni)
- male si concilia con gli interventi di coibentazione delle pareti perimetrali, primo tra tutti l’isolamento termico “a cappotto”
- non aiuta a centrare l’obiettivo di ottenere edifici esistenti riqualificati energeticamente, che risultino anche più gradevoli dal punto di vista estetico
Riteniamo non sia tra le soluzioni da privilegiare, ma da adottare con estrema cautela in casi davvero particolari.
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