LE CASE ENERGIVORE NELLA CITTA’ DI MILANO

CASE ENERGIVORE NELLA CITTA’ DI MILANO

Quante sono le case energivore nella città di Milano? Qual è lo stato del Suo patrimonio immobiliare? Secondo i dati di Cened, sviluppati a partire dagli Ape, il 51% delle case certificate sono in classe F e G, cioè le peggiori in termini di prestazioni energetiche, dei veri colabrodi dal punto di vista delle dispersioni termiche.

Sicuramente una notizia non buona in un periodo storico in cui i costi degli approvvigionamenti energetici sono talmente alti da diventare insostenibili. 

I dati Cened, riportati da un articolo di “La Repubblica” del 15 settembre scorso, non rappresentano la totalità delle abitazioni esistenti, ma offrono una fotografia di quelli che sono gli immobili oggetto di certificazione depositata a seguito di compravendita, locazioni, ristrutturazioni e nuove costruzioni.

Un articolo interessante che ci aiuta a capire lo stato del patrimonio edilizio milanese in base alla suddivisione dei 240.686 Attestati di prestazione energetica depositati: il 25,3 % è in classe energetica F, il 25,6 % in classe G, il 19% degli APE si trova in classe E, il 14,3% in D, 6% in C, 2,6 in classe B e per finire il 7% si attesta in classe A (A1-A2-A3-A4).

Case energivore in Milano - le classi energetiche
Dati Cened, sviluppati in base agli APE – fonte La Repubblica

Il motivo della netta maggioranza delle case energivore è dovuta all’epoca di costruzione: circa l’80% è stato realizzato prima dell’introduzione delle normative volte al risparmio energetico, con la legge 10/91. Parliamo di abitazioni che oltre ad avere consumi veramente importanti costituisco un altrettanto importante fonte di inquinamento atmosferico, problema fondamentale per la salvaguardia del nostro delicato ecosistema.

Le città sono state riconosciute come le principali responsabili delle emissioni causate dall’uomo dal documento United in Science 2022, un nuovo rapporto coordinato dall’Organizzazione Meteorologica Mondiale (OMM), che spiega che in alcuni casi le città arrivano a rappresentare il 70% delle emissioni causate dall’uomo e sono anche le più soggette ad affrontare crescenti impatti socioeconomici dovute ai cambiamenti climatici.

Questo rapporto spiega che stiamo andando nella direzione sbagliata rispetto agli obiettivi auspicati per il 2030 e che gli impegni di riduzione delle emissioni devono essere 7 volte superiori rispetto a quanto fatto finora per rispettare l’obiettivo di contenere l’innalzamento termico entro 1.5° C dell’accordo di Parigi.

Allarmi sempre più documentati e diffusi dagli scienziati internazionali perché evidenziano l’urgenza di agire con una politica di impegno a livello globale. Una delle azioni da intraprendere al più presto è realizzare una seria politica di efficientamento degli immobili che, dati CENED sulle case energivore alla mano, sicuramente può contribuire ad una grossa riduzione dei fabbisogni energetici e delle immissioni nocive in atmosfera.

Una pianificazione a medio e lungo termine di interventi di riqualificazione energetica degli edifici permetterebbe una diminuzione minima del 50% dei fabbisogni. Riprendendo la fotografia CENED si potrebbe intervenire su quel 51% di edifici in classe F e G riducendo drasticamente i costi delle bollette, che hanno raggiunto cifre impossibili, e soprattutto facendo qualcosa di concreto per limitare i cambiamenti climatici. 

Le risposte e le soluzioni tecnologiche ci sono abbiamo bisogno di pianificare, di sbloccare quel l’inerzia e quella burocrazia che porta ad una politica che agisce solo in emergenza. E’ necessario che la nostra classe dirigente abbia una visione e lungimiranza capace di percepire che l’urgenza è già in essere e che sono necessarie delle strategie volte ad uno stile di vita sostenibilestrategie coraggiose.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *