L’ impermeabilizzazione del suolo, ovvero la copertura dei terreni con manufatti e materiali “impermeabili”, come ad esempio asfalto e cemento, è un tema di grande importanza che spesso non è tenuto nella giusta considerazione anche da coloro che sono attenti ai temi ambientali.
I materiali “impermeabili” inibiscono parzialmente o totalmente le possibilità del suolo di esplicare le proprie funzioni naturali, compromettendone anche il suo ruolo di regolazione dell’ecosistema e di preservazione della biodiversità.
Questo comporta per il nostro territorio un rischio accresciuto di inondazioni, di frane, e contribuisce alla scarsità idrica e al riscaldamento globale.
ALCUNI EFFETTI DELL’ IMPERMEABILIZZAZIONE DEL SUOLO:
- riduzione dell’infiltrazione delle acque
- sottrazione del suolo ad altri usi (es. agricoltura e foreste)
- impedimento o limitazione delle funzioni ecologiche del suolo (es. stoccaggio di carbonio e habitat per il biota del suolo)
- frammentazione degli habitat ed interruzione dei corridoi migratori per le specie selvatiche
La problematica legata all’ impermeabilizzazione del suolo è principalmente concentrata nelle aree metropolitane, dove è più alta la percentuale di suolo coperta da costruzioni, e nelle aree interessate da strutture industriali, commerciali e infrastrutture di trasporto, ma un effetto simile si riscontra anche nelle aree adibite ad agricoltura intensiva a causa della formazione di strati compattati.
Attualmente l’ impermeabilizzazione del suolo è individuata come la principale causa di degrado del territorio in Europa e rappresenta la forma più evidente del suo consumo, con una portata e crescita del fenomeno molto significativi: negli ultimi 20 anni, l’estensione delle aree urbanizzate a livello europeo è aumentata del 20%, contro un aumento della popolazione del 6%.
Un problema molto sentito dalla Commissione Europea che nel 2012 ha pubblicato uno studio molto accurato “Orientamenti in materia di buone pratiche per limitare, mitigare e compensare l’ impermeabilizzazione del suolo” dove oltre ad analizzare tutte le criticità, sono elencati esempi di buone pratiche in Austria, Belgio (Fiandre), Germania e Lussemburgo, paesi in cui esistono limiti quantitativi all’occupazione di terreno, e dove viene indicata una strategia per limitare l’ impermeabilizzazione del suolo.
Il documento spiega quanto sia “vitale” proteggere il nostro territorio attraverso un principio di base che può essere riassunto come “meno e meglio”: impermeabilizzare il suolo meno e pianificare meglio. Nelle buone prassi, la pianificazione consiste prima nel limitare l’impermeabilizzazione del suolo, e poi, se ciò risulta impossibile, nel proteggere i suoli “migliori”.
L’ IMPERMEABILIZZAZIONE DEL SUOLO IN ITALIA
L’Italia è tra i Paesi più “urbanizzati” d’Europa: i tre quarti della popolazione è concentrata in zone urbane e tra il 2001 e il 2011 si è registrata una crescita dell’estensione delle località abitate dell’8,7% (fonte istat). Nell’urbanizzazione delle città la cattiva pianificazione dell’uomo ha contribuito a renderle estremamente fragili.
Uno degli effetti più devastanti è stato trasformare fiumi, torrenti e rivi in canali sotterranei, per ricoprirli successivamente con edifici e strade. Un fenomeno che vede una crescita enorme negli anni ‘60-’80, quelli del boom edilizio, dove sempre più corsi d’acqua vennero “tombati” ossia convogliati dentro manufatti di cemento e poi ricoperti.
Non esiste una mappa precisa di tutti i manufatti, ma sappiamo che in Italia ci sono circa 12mila chilometri di corsi d’acqua «tombati».
Alcuni casi notevoli di corsi d’acqua “tombati”. Fonte LA STAMPA
In caso di precipitazioni intense, questi corsi d’acqua, che si trovano a scorrere in un letto “ristretto”, spesso non sono in grado di sopportare improvvisi aumenti delle portate e finiscono per riappropriarsi dei propri spazi, esondando, provocando danni ai manufatti e purtroppo, nei casi più gravi, anche vittime. Le piogge eccezionali sono fenomeni sempre più frequenti a causa dei cambiamenti climatici, e possono provocare situazioni estreme con rischio inondazioni di interi quartieri.
UNA DELLE PRIME MISURE URGENTI DA APPLICARE E’ LO STOP INCONDIZIONATO ALL’ULTERIORE IMPERMEABILIZZAZIONE DEL SUOLO.
Tuttavia, secondo i dati raccolti dal RAPPORTO ISPRA 2018, il consumo del suolo a livello Nazionale è un fenomeno ancora in crescita: nel 2016 si è registrato in Italia un ulteriore 7% di suolo impermeabilizzato, per un totale di 23.000 Km2, cresciuti ad un ritmo di circa 3 m2 di suolo consumato ogni secondo.
PERCHÉ COSTRUIRE ANCORA, QUANDO IN ITALIA ESISTE UN PATRIMONIO EDILIZIO CHE SI PRESTA AD ESSERE RIQUALIFICATO ED ESSERE EFFICIENTE ENERGETICAMENTE?
Le attuali tecnologie sono sempre più performanti e permettono di dare una nuova vita agli edifici esistenti, grazie ad interventi che ne preservano la struttura, ne riducono drasticamente i fabbisogni energetici e forniscono il migliore comfort abitativo.
Con la Riqualificazione Energetica degli edifici è possibile intervenire su interi quartieri oramai obsoleti, un’opportunità per rivalutare luoghi già impermeabilizzati, con importanti ricadute positive sia dal punto di vista economico che sociale per gli abitanti, oltre a diminuire le emissioni inquinanti e climalteranti.
Un tema oramai indifferibile a livello politico, affrontato da Sergio Costa, Ministro dell’Ambiente, in audizione il 18 luglio scorso in Commissione Ambiente della Camera. L’Onorevole Costa, ha illustrando le linee programmatiche del suo dicastero, inserendo nei primi punti delle sue sfide la salvaguardia del territorio, impedendo il consumo del suolo anche attraverso la promozione di azioni di sostegno alle iniziative per rilanciare il patrimonio edilizio esistente, favorendo il retrofit degli edifici.
Alcune città metropolitane sono come un paziente che deve essere costantemente monitorato e curato: è necessaria la programmazione di misure a tutela delle persone e dell’ambiente, alcune urgenti, quali la preservazione del territorio che le circonda, evitando la realizzazione di nuove aree costruite, tenere sotto controllo e manutenere gli alvei dei corsi d’acqua, programmare interventi di contenimento e piani di evacuazione in caso di piogge intense.