Così com’è strutturato il bonus facciate 90% rischia di essere un pessimo affare per la collettività: ci ritroveremo con edifici rinnovati esteticamente ma che per anni continueranno a sprecare energia, produrre inquinamento atmosferico e con un potenziale rischio strutturale.
Tutto questo è un bene per il nostro Paese?
Rete IRENE per prima, con la lettera aperta del 17 ottobre scorso indirizzata al Presidente del Consiglio Conte e al Ministro Franceschini, ha portato all’attenzione pubblica le criticità dell’annunciato Bonus facciate 90% con le ricadute immediate su tutto il comparto della riqualificazione energetica (imprese e aziende produttrici).
Ringraziamo quanti hanno voluto far sentire la propria voce condividendo le nostre ragioni (tra i tanti: Edoardo Zanchini di Legambiente, Valeria Erba di ANIT, come pure Francesco Ferrante di Kyoto Club, Cortexa, Green Building Italia, e Renovate Italy).
Ora, nell’ottica di voler essere non solo critici, ma anche propositivi nel voler trovare una soluzione che armonizzi il sistema degli incentivi fiscali e si traduca in un reale vantaggio economico per i cittadini e per l’ambiente, oltre che in una spinta propulsiva per il mercato, Rete IRENE sta elaborando un articolato testo emendativo del disegno di Legge di Bilancio, con l’auspicio che possa trovare condivisione e attenzione nel corso del dibattito parlamentare.
“Obiettivo principale dell’emendamento – spiega Virginio Trivella, coordinatore del Comitato tecnico scientifico – è correggere il messaggio sbagliato che il Bonus facciate 90% invia ai cittadini, a causa del suo mancato coordinamento con gli altri incentivi.
Così come è stato formulato e presentato, il nuovo bonus presenta il rischio concreto e grave di indurre a trascurare esigenze diverse da quella, pur legittima e auspicabile, del miglioramento estetico dell’ambiente costruito. Riqualificazione energetica e miglioramento sismico, infatti, incentivati di meno e comportanti investimenti maggiori, rischiano di essere accantonati, a favore di attività che vengono rimborsate quasi completamente con le detrazioni fiscali.
E poiché il nuovo bonus non è cedibile, e dunque richiede che i cittadini anticipino le risorse finanziarie per pagare i lavori, meno questi costano e più la loro finalità è limitata (al solo fattore estetico), meglio è.
Con il risultato di condannare migliaia di edifici nuovamente belli a molti decenni aggiuntivi di spreco energetico e maggiore rischiosità strutturale. Non sembra proprio un buon affare, soprattutto dal punto di vista dell’interesse pubblico.
Le nostre proposte, dunque, si concretizzano in un articolato che promuove il coordinamento tra gli incentivi e un più corretto bilanciamento tra le varie esigenze di tutela, al fine di rendere più efficace la capacità di stimolo combinato a vantaggio sia del miglioramento estetico, sia dell’efficienza energetica.
L’accesso al bonus facciate 90% viene quindi subordinato alla circostanza che, contestualmente agli interventi di miglioramento estetico della facciata degli edifici, siano eseguiti anche concomitanti attività di riqualificazione energetica conformi al decreto che ne definisce i requisiti minimi.
In alternativa, la fruizione del nuovo bonus è consentita anche nei casi in cui la riqualificazione energetica non sia fattibile, o lo sia secondo criteri attenuati rispetto a quelli ordinari, ma solo in presenza di alcune condizioni e modalità che ne impediscano l’abuso.
In questo modo la legge introdurrebbe un carattere di flessibilità nel decreto requisiti minimi – in attesa della sua revisione – che, invece, oggi si presenta molto rigido e a volte di difficile applicazione nella variegata casistica delle tipologie architettoniche presenti nelle nostre città.
Altri emendamenti proposti suggeriscono piccole modifiche all’ecobonus, finalizzate a migliorarne la capacità promozionale, rimuovere elementi di concorrenza con altri incentivi e di ampliarne l’ambito di applicazione, a tutto vantaggio della più veloce diffusione degli interventi di efficientamento energetico e in perfetta coerenza con gli auspici del Piano nazionale integrato Energia e Clima.“