Modalità di intervento per adeguare alla normativa vigente le canne fumarie del condominio con la tecnica del rivestimento interno con guaina termoindurente
Continuiamo con l’illustrazione della panoramica delle possibili modalità d’intervento per adeguare i sistemi fumari alle attuali esigenze normative e funzionali, curata da Fabio Bonalumi*.
La guaina termoindurente è citata dalla norma UNI 10845 (edizioni 2000 e 2018) quale tecnica per il risanamento mediante rivestimento interno di camini/canne fumarie esistenti.
Dal 2000 ad oggi le guaine termoindurenti sono state spesso previste nei progetti dei professionisti e posate da imprese installatrici abilitate per risanare le canne fumarie collettive ramificate (c.c.r.) a servizio di caldaie o scaldacqua con portata termica individuale inferiore a 35 kW.
Questa tipologia di intervento, correlata con la sostituzione degli esistenti apparecchi a gas di tipo “B” con nuovi di tipo “C a condensazione”, prevede il rivestimento delle pareti interne del condotto primario della c.c.r. con guaina termoindurente di diametro idoneo, da stabilirsi in base a verifica di calcolo e alle dimensioni del condotto primario stesso, di cui si sfrutta l’intera sezione interna. In alcuni casi è possibile impiegare l’ultimo condotto secondario indipendente, mediante rivestimento con guaina, dedicandolo al solo apparecchio dell’ultimo piano.
Pertanto sono nuovi sistemi fumari collettivi che devono garantire il funzionamento in pressione negativa (depressione) e a umido, quest’ultima intesa come condizione in cui la temperatura, in qualche punto della parete interna del condotto stesso, può essere minore del punto di rugiada e quindi formare condensa.
Tra gli aspetti da prendere in debita considerazione, le problematiche legate alla presenza della camera di raccolta e ispezione alla base del nuovo sistema collettivo e allo smaltimento della condensa, sono meritevoli di approfondimenti.
3.1 La camera di raccolta/ispezione da installare alla base di ciascuna nuova canna fumaria
Le c.c.r. su cui si interviene avrebbero dovuto essere state dotate, sin dall’origine, di camera di raccolta alla base con sportello di ispezione, preferibilmente al di fuori dell’ambiente abitato. Invece, nella maggior parte dei casi, gli elementi di c.c.r. hanno inizio a pavimento dell’unità immobiliare del piano rialzato o primo, soprastante a box o cantine, e la camera di raccolta non è stata realizzata.
Ne consegue che, nel momento in cui si intende risanare la c.c.r. esistente con la tecnica sopra descritta (guaina termoindurente per creare una canna fumaria collettiva a servizio di caldaie di tipo “C a condensazione”) l’installazione della camera di raccolta con ispezione nel primo appartamento servito dalla nuova canna fumaria potrebbe costituire un problema.
Capita che gli occupanti dell’appartamento stesso lamentino il fatto che detta camera di raccolta possa costituire una “servitù” e sono preoccupati di possibili “intrusioni” da parte di personale addetto a operazioni di pulizia/ispezione da eseguirsi tramite lo sportello di accesso collocato nell’appartamento di proprietà, spesso installato a pavimento o appena al di sopra delle piastrelle generalmente presenti fino ad una certa quota della parete attrezzata della cucina; o addirittura quando non si paventi, per interventi di manutenzione straordinaria, la necessità di interventi ben più invasivi che necessitano di parziali demolizioni…
In proposito occorre considerare che:
- le caratteristiche dei materiali di costruzione dei nuovi sistemi fumari (guaina termoindurente e accessori in acciaio inox, quali i necessari innesti a tee e l’ispezione) devono essere tali da garantire la resistenza all’azione dei prodotti della combustione e delle eventuali condense, in modo tale da evitare l’insorgere di danni conseguenti
- il materiale da impiegare per rivestire le canne fumarie esistenti non deve offrire superfici scabre all’eventuale deposito di residui della combustione
- il gas metano non lascia residui solidi
- la camera di raccolta alla base di ciascuna canna fumaria non influenza il corretto funzionamento delle canne fumarie
lo stato di conservazione può essere verificato con una video ispezione da eseguirsi dalla copertura dell’edificio.
Sulla base di queste considerazioni si può ritenere che le unità immobiliari ove è posizionata l’ispezione non subiranno il disagio di dover ricevere personale addetto alla manutenzione.
Tuttavia è opportuno che la questione sia esposta con chiarezza, sin dalla fase di progettazione dell’intervento, agli occupanti delle unità immobiliari stesse: per esperienza diretta possiamo affermare che non sempre l’installazione è liberamente consentita.
Pertanto questo aspetto merita particolare attenzione, in quanto può condizionare in modo determinante la scelta dell’intervento da adottare.
3.2 Lo smaltimento della condensa
La condensa deve essere raccolta e smaltita in uno scarico seguendo le disposizioni della norma UNI 7129:2015 parte 5.
Considerate le suddette problematiche connesse all’installazione dell’ispezione alla base della canna fumaria, risulta difficile pensare che gli occupanti del piano più basso tra quelli serviti dalla canna fumaria collettiva permettano di installare una tubazione a vista, avente origine dalla camera di raccolta stessa, che convogli la condensa di tutta la canna fumaria ad uno scarico.
Peraltro, come sopra indicato, l’ispezione non è generalmente posta a filo pavimento, ma al di sopra delle piastrelle spesso presenti fino ad una certa quota della parete attrezzata della cucina; ciò rende ancora più evidente (meno facilmente “mascherabile”) l’eventuale tubazione di scarico della condensa.
In analoghe lavorazioni eseguite in passato con apparecchi di tipo “C tradizionali”, che di condensa ne producevano ben poca, si sono spesso eseguite installazioni tali per cui è “tecnicamente possibile scaricare la condensa”.
In sostanza, si installava un rubinetto d’intercettazione, con il volantino in posizione di chiusura, all’interno della parete, sull’attacco della tubazione di scarico della condensa: aprendo lo sportello ed agendo sul volantino risulta possibile scaricare la condensa eventualmente presente sul fondo della canna fumaria.
E’ in effetti un modo di “aggirare l’ostacolo” (scaricare la condensa) che diversi operatori del settore hanno individuato dopo aver sperimentato a più riprese il fatto che la formazione di condensa con caldaie di tipo “C tradizionali” era generalmente contenuta in quantità tale da essere raccolta alla base e evaporare naturalmente, oltre al fatto che spesso è davvero complicato trovare il modo di scaricare la condensa in cucine arredate e attrezzate di tutto punto.
Tuttavia, premesso che le norme in materia di sistemi fumari prevedono che la condensa deve essere “scaricata”, e non solo “scaricabile”, con gli apparecchi a condensazione, che di condensa ne formano parecchia (gas naturale: 0,16 litri ora ogni kW) questo tipo di approccio è di fatto improponibile.
Quindi la condensa che si raccoglie all’interno sia dell’apparecchio, sia del condotto di scarico dei prodotti della combustione, deve essere raccolta e smaltita nel rispetto di UNI 7129:2015 parte 5.
Quest’ultima prevede che “nel caso di installazioni in edifici ad uso abitativo o prevalentemente abitativo, qualora gli impianti siano asserviti a canne collettive, non si rende necessaria la neutralizzazione. In tutti i casi per i quali lo scarico delle condense non avviene nel sistema di scarico delle acque reflue è necessaria l’installazione di un neutralizzatore di condense che garantisca il rispetto dei parametri previsti dalla legislazione vigente”.
*Fabio Bonalumi – libero professionista e consulente tecnico, Segretario dell’Ordine dei Periti industriali e dei Periti Industriali Laureati delle Province di Milano e Lodi
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