Come si gestiscono i Cantieri Edili e Covid-19 tra rilievo della temperatura, DPI e sanificazioni. Come si è potuto garantire agli operatori di lavorare in totale sicurezza e, soprattutto, quanto è stato importante prepararsi con largo anticipo alla riapertura dei cantieri.
La riapertura a seguito del lockdown per emergenza sanitaria ha comportato numerose criticità e una totale riorganizzazione dei cantieri edili e dei DPI. Attualmente il già complesso sistema di un cantiere, dove devono convivere efficienza e sicurezza degli addetti ai lavori, deve avvalersi di tutte le disposizioni a tutela della salute umana contro la diffusione del Coronavirus. Abbiamo chiesto a due importanti imprese edili, fondatrici di Rete IRENE, come si sono organizzate e quali sono state le problematiche che si sono trovate a dover affrontare.
Intervista a Lorenzo Striatto – Direttore Tecnico di Termoisover-ind
CHE COSA HA DOVUTO FARE UN’AZIENDA COME LA VOSTRA CHE LAVORA NEI CANTIERI EDILI PER FAR FRONTE ALL’EMERGENZA COVID-19? COME VI SIETE ORGANIZZATI?
Le settimane di lockdown hanno visto i nostri cantieri fermarsi, ma questo non ha bloccato la nostra operatività: all’interno dell’azienda abbiamo costituito una squadra che, lavorando in smart working, ha posto le basi per la creazione di un Protocollo che permettesse di riprendere in piena sicurezza non appena fosse stato possibile.
Il Protocollo ha richiesto uno sforzo unanime e si è andato a costituire strada facendo, in risposta a tutte le direttive richieste in materia di sicurezza a livello governativo. Un documento che, una volta convalidato, abbiamo condiviso all’interno dell’azienda con scrupolo e dedizione consci del fatto che sarebbe stato fondamentale rispettarlo in ogni sua parte, nessuno escluso.
Dalla stesura del Protocollo siamo poi passati all’approvvigionamento repentino dei dispositivi di sicurezza (mascherine, guanti, prodotti igienizzanti, termoscanner e calendarizzazione delle sanificazioni) e alla “prova in cantiere” al fine di verificare che tutto potesse essere applicabile e in regola.
Tutte le forze messe in campo sono state sicuramente notevoli e sfidanti non avendo mai dovuto affrontare una situazione simile: tuttavia, come azienda siamo riusciti a rispondere prontamente e correttamente riprendendo a lavorare già dal primo giorno utile, il 4 maggio, come stabilito dal Dpcm del 26 aprile 2020 che regolamentava i Cantieri Edili e Covid-19.
COME È STATA LA RIPRESA, QUALI SONO STATE LE DIFFICOLTÀ DI LAVORARE CON QUESTI PROTOCOLLI?
La ripresa in generale è andata bene. Oggi possiamo affermare che i nostri lavoratori operano tutti in piena sicurezza e questa è la cosa più importante.
Sono fermamente convinto che le risorse umane siano il bene più prezioso dell’azienda quindi il mio obiettivo, e quello di tutta la squadra che ha lavorato alla stesura del Protocollo condiviso, è stato sin da subito quello di garantire totale sicurezza a tutto lo staff.
Certamente oggi non si sta lavorando a pieno regime: l’applicazione dei protocolli in un contesto lavorativo nel quale l’operatore si ritrova sotto il sole a lavorare con guanti e mascherina rallenta il suo lavoro (penso che si possa affermare che mediamente un lavoratore edile in questi giorni starà rendendo un 20/25% in meno in cantiere), ma questo non importa: ci sono i limiti e dobbiamo conviverci per poterne uscire il più presto possibile.
Tutto sommato quindi, per quanto concerne l’applicazione dei Protocolli, non abbiamo riscontrato problemi. A livello però di operatività ci tengo a segnalare una direttiva poco corretta con la quale sicuramente avranno fatto i conti tutte le aziende come la nostra.
Noi -giustamente- siamo obbligati a comunicare al referente della sicurezza nominato dal Committente tutti i nostri dati, purtroppo, per privacy, questo non è possibile nel senso opposto: i nostri collaboratori operano su facciate, balconi e zone in cui abitano persone che non conosciamo: purtroppo di queste non possiamo avere alcun dato né essere informati su eventuali casi di contagio etc. proprio per questioni di privacy.
DOPO TRE SETTIMANE DI LAVORO, SE SI VUOLE FARE UN BILANCIO, COME VANNO LE COSE? C’È QUALCOSA CHE CHIEDERESTE?
Dalla ripartenza ufficiale abbiamo dedotto che si può lavorare così con tutti i sacrifici e limiti del caso.
Certamente non dobbiamo pensare di tornare alla vita reale finché non ci sarà il vaccino, non dobbiamo abbassare la guardia, mai. Per cui ogni giorno chiedo il massimo impegno a mantenere le buone pratiche che ci sono e che sono state richieste: solo così possiamo proseguire nel nostro lavoro quotidiano.
A livello istituzionale / governativo c’è invece una domanda che vorrei porre: chi rimborserà alle aziende le spese sostenute per integrare i propri protocolli di sicurezza in ottemperanza alle direttive emanate a seguito della pandemia?
Stessi procedimenti e serietà nella gestione dell’emergenza sono stati adoperati dall’Impresa Trivella.
Intervista a Massimo Sulas – Responsabile di Produzione che ha coordinato l’attività di sicurezza nei cantieri.
CANTIERI EDILI E COVID-19: COME REPUTA L’ATTIVITÀ DI INFORMAZIONE E FORMAZIONE PROMOSSA DALL’AZIENDA?
L’Impresa si è mossa con largo anticipo, dalla metà di Marzo, attraverso una serie di puntuali incontri virtuali con i referenti operativi e i Responsabili di Commessa, coordinati dalla Proprietà e dai Tecnici esperti della materia ed elaborando contestualmente note informative progressive le quali hanno successivamente trovato una sintesi in una procedura generale che contenesse i vari aggiornamenti di carattere sia teorico che pratico, tenendo sempre come riferimento le pubblicazioni DPCM ufficiali contenenti i principi generali di sicurezza in ambiente di lavoro.
Il protocollo aziendale è stato opportunamente condiviso con tutte le figure professionali interne ed esterne all’Azienda, sia Subappaltatori che singoli Artigiani, concorrenti al processo produttivo di ogni singolo cantiere
QUALE TIPO DI “APPROCCIO” È STATO ADOTTATO NEI CONFRONTI DEI C.S.E. PREPOSTI ALLE VERIFICHE ATTUATIVE DELLE PROCEDURE DI SICUREZZA ANTI-COVID?
Il protocollo è stato trasmesso preventivamente ad ogni CSE sempre in una logica di messa in conoscenza delle nostre procedure ed apertura ad eventuali ed auspicabili suggerimenti.
Successivamente ho effettuato, per ogni singolo cantiere, un incontro con tutti gli interessati con la finalità di “contestualizzare” ogni azione e comportamento attraverso l’individuazione delle aree specifiche dedicate, come il rilievo della temperatura pre-ingresso cantiere, l’identificazione dei vari presidi e come gli stessi devono essere correttamente utilizzati e sanificati: spogliatoi, mensa, wc e loro dotazioni.
Abbiamo provveduto all’identificazione e posizionamento di una adeguata cartellonistica di segnalazione, indicante norme specifiche di comportamento, la procedura di ingresso con registro apposito, procedura di sanificazione giornaliera, anche queste con apposito registro, nonché cartelli indicanti meccanismi di rotazione per i locali spogliatoi, tempi di consumazione dei pasti con turnazione nei locali mensa e numero massimo di personale opportunamente distanziato.
Tutti gli incontri sono stati verbalizzati ed inclusivi di un Layout di cantiere contenente tutte le informazioni operative e la loro posizione.
SI SONO RISCONTRATE DELLE DIFFICOLTÀ NEI VARI APPROVVIGIONAMENTI COME I TERMOMETRI SCANNER, DPI, PRODOTTI DI SANIFICAZIONE ECC?
Essendoci mossi con largo anticipo abbiamo avuto la possibilità di riattivare in procedura di sicurezza molti dei nostri cantieri.
Le riserve, nonostante i grandissimi sforzi, non sono infinite e ci auguriamo che i canali Nazionali ed Esteri sulla reperibilità dell’occorrente a prezzi calmierati arrivino rapidamente ad una “stabilizzazione” definitiva.
Questo comporta un’assoluta priorità sanitaria sulla quale non si discute: la necessità di identificare e adottare, in modo condiviso, un aggiornamento degli Oneri della Sicurezza di tutti questi presidi che sono fondamentali alla tutela della salute dei lavoratori e propedeutici alla riattivazione della produzione in senso stretto delle Imprese che hanno subito, senza se e senza ma, un colpo durissimo.
La disciplina appare complessa in quanto non penso possa essere tutto ridotto al rimborso del costo di una mascherina FFP2 piuttosto che al costo di un litro di prodotto igienizzante.
Credo occorra prendere coscienza del fatto che questa riconfigurazione operativa comporti inevitabilmente dei costi aggiuntivi legati ad una mancata e/o ridotta capacità produttiva che deve essere attentamente valutata e non può, per ovvie ragioni, essere a totale carico dell’Impresa.