IL CAPPOTTO TERMICO SUGLI EDIFICI SPIEGATO SEMPLICEMENTE

cappotto termico sugli edifici e classi energetiche

Oggi sentiamo sempre di più parlare di cappotto termico sugli edifici, un termine usato ormai correntemente nell’edilizia, nell’architettura e nel settore immobiliare. Ma cos’è esattamente? Ne abbiamo parlato con il prof. Giuseppe Gioia – ingegnere e docente a contratto al Politecnico di Milano, professionista in manutenzione, efficientamento e conduzione degli edifici. Un’intervista per comprendere questa tecnologia destinata alla riqualificazione energetica degli edifici.

Sappiamo che il cappotto termico sugli edifici è qualcosa che influisce sull’efficienza energetica di un edificio. Ma in cosa consiste esattamente?

Ti faccio un esempio. Siamo in inverno ed ha appena nevicato. Se adesso uscissi con le infradito, i calzoncini e la magliettina … avrei freddo. Per non sentire freddo, mi copro. Fondamentalmente, il cappotto che metto in inverno, mi serve per non sentire freddo. Se trasponiamo il tutto su un edificio, che vive, respira come noi, è questo: il sistema di isolamento a cappotto permette all’organismo/casa di non disperdere energia (affaticandosi e costandoci anche economicamente per questo, ma soprattutto ammalandosi …). Con l’applicazione del cappotto termico facciamo quindi due cose:

  • risparmiamo (non consumando combustibile)
  • aiutiamo l’ambiente (riducendo le emissioni in atmosfera).

In più dimostriamo di voler bene alle nostre case evitando di farle ammalare…Quindi possiamo definirlo come un rivestimento che va a ricoprire l’edificio nella sua interezza o solo in alcune porzioni?

Sai, facendo sempre un parallelo, spesso mi capita di vedere in giro i ragazzini con i risvoltini… e mi chiedo: ma non sentono freddo alle caviglie? Certo, per questioni modaiole, vale la pena soffrire… ma se io non copro per bene casa mia, cosa succederà? Un raffreddore? no. Una muffettina proprio là dove il cappotto non c’è. Questo è sicuro… quindi, direi che per evitare di ammalarmi, meglio coprirsi in modo uniforme.Una volta installato un sistema a cappotto, l’edificio ne risente anche dal punto di vista estetico o rimane un intervento non visibile esternamente?

L’operazione di refitting di un edificio è un’ottima occasione per riqualificare anche alcuni esempi di pessima architettura. Esiste sicuramente una possibilità di graduare l’intervento: dal cappotto tradizionale (strumento che permette una rivisitazione architettonica dell’immobile) fino a operazioni invisibili (come l’insuflaggio) che hanno una valenza architettonica a impatto zero, ma che non hanno la stessa valenza, in termini di risparmio energetico, del cappotto tradizionale. Ma, vista la tecnologia oggi disponibile, è possibile anche replicare, ad esempio, le classiche facciate in clinker. Quindi cappotto ad impatto architettonico zero… quindi con nessuna modifica dell’aspetto estetico.In che percentuale può essere ridotto il consumo energetico di un edificio applicando il cappotto termico sugli edifici?

Dipende dal tipo di intervento che si andrà a fare e dall’utilizzatore dell’immobile. Sicuramente il miglioramento è sensibile sia in termini economici che di comfort interno. Però, se vuoi stare a casa tua come in un ambiente tropicale… allora avere o meno il cappotto cambierà poco… la differenza in termini di consumi sarà certo meno rilevante.
In ogni caso, studi svolti attestano il risparmio tra il 30 ed il 50%. Che è un dato sicuramente sensibile, evidenziando un grande vantaggio sia in ambito di risparmio economico (minore spesa per combustibile) sia in ambito ambientale (con minori emissioni).Quanto può influire l’installazione di un cappotto termico sulla classe energetica di un edificio?

Se partiamo dal concetto che il 50% degli edifici mappati è in classe G, ma solo perché non esiste una classe inferiore, l’installazione di un cappotto consente importanti miglioramenti di classe. Due o tre salti di classe sono nella normalità dei fatti.Cappotto termico e normativa vigente, quali sono i requisiti prestazionali ai quali deve rispondere il sistema a cappotto per rispettare i limiti di legge?

La normativa è complessa e, a seconda del grado di intervento che si vuole svolgere, si deve capire come fare a imbastire l’operazione edilizia-finanziaria. Il sito dell’Enea riporta i riferimenti di trasmittanza (ossia la capacità di isolare o meno di un componente edilizio). Un altro riferimento è Anit, sempre aggiornato e facilmente accessibile. Sicuramente, anche se sembra banale, è fondamentale conoscere ciò su cui si sta lavorando, ossia l’edificio. Serve fare un rilievo non solo dimensionale, ma anche e soprattutto dei materiali con i quali è stato realizato. Una parete in mattoni pieni ha un comportamento termo/igrometrico diverso rispetto ad una in tufo o, ancora, rispetto ad un doppio tavolato…
La legislazione italiana, comunque, prevede che quando si interviene su un edificio con opere di manutenzione sulle parti comuni per oltre il 10% della superficie lorda disperdente, queste devono essere tese a riqualificarlo energeticamente; i dispositivi normativi che ne disciplinano l’attuazione sono i seguenti:

  • Decreto Requisiti minimi 25 giugno 2015 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 162, supplemento ordinario n.39 del 15 luglio 2015
  • Decreto Regione Lombardia n.2456 dell’8 marzo 2017

(ovviamente con tutte le conseguenti modifiche ed integrazioni … perchè in Italia la legislazione è sempre in un continuo divenire…).

Gli interventi di manutenzione delle facciate degli edifici, che non siano una semplice pulizia o ritinteggiatura delle superfici, non esistono più: è obbligatorio ridurre le dispersioni termiche dell’involucro esterno eliminando le patologie che danno luogo allo spreco e ad una possibile condizione abitativa e ambientale malsana.Con gli interventi di isolamento a cappotto termico sugli edifici è possibile accedere agli incentivi fiscali quali Ecobonus e usufruire della cessione del credito di imposta?

Sì, ma solo se… risponde ai requisiti di norma. Mettere un foglio di polistirene da due centimetri su una parete in doppio forato (vuoto) del 1970… non è fare un cappotto che rientra nei canoni previsti per l’accesso agli incentivi fiscali… è una presa in giro, sicuramente migliorativa (di poco) dello stato di fatto, ma è come uscire in infradito sulla neve… non serve certo a tenerci i piedi al caldo.Mentre è nota l’utilità del cappotto termico sugli edifici per ridurre i costi di riscaldamento nei mesi invernali, il suo utilizzo risulta vantaggioso anche durante la stagione estiva?

Faccio riferimento ad uno studio di Cortexa.
Gli studi condotti sono basati su simulazioni analitiche con lo scopo di valutare l’influenza dell’isolamento termico sulla domanda di energia per il riscaldamento e il raffreddamento in diverse località europee e diverse zone climatiche.

I diversi standard di isolamento si possono genericamente ricondurre a quattro macro-categorie edilizie:

  • Edificio non isolato con involucro sostanzialmente costituito dall’elemento portante o di supporto senza alcuno strato di materiale isolante.
  • Edificio con isolamento minimo: i componenti costruttivi sono accoppiati con uno strato di isolante termico di spessore ridotto (4-8 cm).
  • Edificio con buon livello di isolamento, con presenza di uno strato isolante di 10-15 cm.
  • Edificio ad alte prestazioni energetiche (15-30 cm di materiale isolante).

I risultati confermano, come prevedibile, che in tutte le zone climatiche europee, l’aumento del livello di isolamento genera una sensibile diminuzione del fabbisogno energetico per il riscaldamento invernale.
E questo è un dato di fatto ormai, anche culturalmente, recepito e non più in discussione.

Questa riduzione va dal 90% per gli edifici nei climi baltici all’80% per gli edifici nei climi mediterranei. Risultati altrettanto interessanti si ottengono dalle prestazioni energetiche e termiche estive. Un maggiore livello di isolamento permette di ridurre del 50% la quantità di frigorie richieste nel periodo estivo e quindi di dimezzare il consumo elettrico dei condizionatori per il raffrescamento. I benefici dell’isolamento, nei climi mediterranei, non riguardano solo la riduzione del consumo di energia ma anche il livello di comfort degli ambienti abitati. Il numero di ore annuali con temperatura interna superiore a 25 °C può essere ridotto fino al 75% adottando un livello di isolamento eccellente.

Sulla base degli studi eseguiti, fatti su esempi concreti, si può concludere che dal punto di vista dell’isolamento estivo le pareti realizzate con un solo materiale hanno prestazioni insoddisfacenti sotto diversi punti di vista. La scelta più idonea è, pertanto, quella di adottare soluzioni ibride in cui si sommano gli effetti di un materiale ‘pesante’, idoneo per attenuare le oscillazioni della temperatura interna, agli effetti di un materiale isolante, efficace dal punto di vista dell’isolamento. Non di poco conto poi è la posizione reciproca dei due materiali, ovvero quale mettere internamente e quale esternamente: se si vuole massimizzare l’effetto di controllo sulle temperature interne è importante collocare il materiale pesante internamente. Si dimostra in questo modo che la scelta del Cappotto termico sugli edifici è la soluzione ideale e più efficace anche per mantenere fresca e confortevole la casa nel periodo estivo.


Spesso viene sollevato il problema di condense all’interno degli appartamenti e si imputa al cappotto una mancata traspirabilità delle pareti coibentate. Qual è la verità su questi temi?

Che è un po’ come dire che se mi metto il deodorante, soprattutto d’estate, posso evitare di farmi la doccia… non scherziamo. Non esiste un rimedio universale a tutto, ma i ricambi d’aria, in ambiente abitativo, sono fondamentali, soprattutto in inverno (dove l’aria esterna è più secca di quella interna…). Se non si aprono le finestre, le muffe hanno terreno fertile per crescere, cappotto o non cappotto. Sono importanti i comportamenti corretti da parte degli utilizzatori, anche se si hanno a disposizione sistemi tecnologici avanzati, come la ventilazione meccanica controllata per provare ad evitare i fenomeni della condensazione superficiale.
Quali sono i più comuni errori da evitare assolutamente nella posa del cappotto termico sugli edifici?

Ti rispondo utilizzando alcuni fatti reali, di un cantiere (dove ho svolto una perizia tecnica di valutazione dei difetti di posa) relativamente proprio alla posa di isolamento termico a cappotto sulla facciata esterna. Di seguito gli errori rilevati:

  • Non si ha notizia di prove (per verifica resistenza a strappo) svolte sulla superficie esistente che evidenzia una vecchia finitura. Non risulta sia stata eseguita la rimozione totale del rivestimento ne della pittura presente. Infatti in occasione della rimozione delle lastre, queste sono state rimosse intere (senza che si rompessero) e quasi senza alcuna fatica evidenziando, peraltro, la scarsissima adesione al supporto sottostante della colla. Tale condizione di posa avrebbe generato sicuramente deformazioni della sovrastruttura nelle condizioni d’uso;
  • Non è stato rilevato il profilo di partenza (in quanto non si sono battuti i piani) ne, tantomeno, si è provveduto a che la zoccolatura di partenza fosse perfettamente sigillata e a tenuta, impermeabile all’acqua e resistente alle sollecitazioni meccaniche (il tutto avrebbe dovuto essere, invece, come da foto di seguito). La posa, infatti, seguiva l’andamento (irregolare), del piano di appoggio;

  • Errato montaggio delle lastre che in più punti non sono adeguatamente sfalsate ne, soprattutto, risultano accostate. I pannelli vanno sfalsati orizzontalmente evitando l’allineamento verticaleSono, infatti da evitare i casi di seguito evidenziati e rilevati nel cantiere:
Errori installazione del cappotto termico
Errori di posa del cappotto termico

  • Tra i pannelli non ci devono essere fughe e spazi vuoti (o arbitrariamente riempiti in maniera disomogenea o discontinua…)
Errori di posa del cappotto termico sugli edifici
I pannelli devono essere posati orizzontalmente e ben allineati (in questo caso i coltelli fungevano da distanziatori…). Questo errore deriva da quanto in precedenza segnalato, ossia dalla errata partenza in quanto non si sono battuti i piani.

Inoltre, in merito alla tassellatura, si rileva che essa è sempre consigliata, soprattutto per la posa di pannelli di alto spessore (come nel caso in esame) e su supporti intonacati preesistenti. Le norme, poi, prescrivono il diametro minimo (6 mm) ed il numero degli stessi, per metro quadro in funzione della zona e della località di impiego, dell’altezza dell’edificio e della sua forma nonché della pressione del vento cui le facciate sono sottoposte. Gli schemi di tassellatura standard sono a T ed i tasselli devono essere inseriti a filo con l’isolante verificando manualmente la tenuta di ogni tassello, il tutto come da schema di seguito riportato.

Distribuzione dei tasselli nella posa del cappotto termico

E’ vero che esistono dei “cappotti” sottili o pitture/intonaci isolanti che possono sostituire il sistema a cappotto?

É come dire che la legge di massa non esiste… in altre parole: in inverno, se esco con solo la maglietta di cotone leggero, magari due, una sopra l’altra, posso agevolmente sopportare anche temperature siberiane? Evidentemente no.
Dai, direi proprio che no, questa tecnologia fa altro, non è un sistema a cappotto.

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