Decarbonizzare gli edifici e renderli più sicuri: servono partnership virtuose

Sul palco degli Stati Generali del Rinnovamento Energetico è stata portata l’esigenza di decarbonizzare gli edifici e migliorare la vulnerabilità sismica. Per fare questo abbiamo bisogno di obiettivi chiari e partnership virtuose tra la politica e gli stakeholder.

Uno dei momenti che ha mostrato quanto sia forte la volontà di associazioni e professionisti di perseguire questi obiettivi è stata l’intervista di  Riccardo Fiorina all’Ing. Valeria Erba, Presidente di ANIT – Associazione Nazionale Isolamento Termico e Acustico

Valeria Erba ha affrontato tanti argomenti: dal pessimismo degli operatori del settore alla sfiducia da parte del committente, ma anche l’importanza di guardare al futuro e di essere consapevoli. A questo proposito è stato annunciato un documento realizzato da un tavolo inter-associativo con proposte sui temi ambientali e di sicurezza degli edifici, da portare al legislatore.

R.F. Immagino che all’interno dell’associazione che tu rappresenti, che racchiude praticamente tutti gli attori della filiera dell’isolamento termico acustico, si respiri un’aria di pessimismo, di preoccupazione.  Cosa può fare, e cosa fa ANIT per dare ai propri associati una prospettiva riguardo al prossimo futuro, per convincerli che esiste un modo per ripartire e decarbonizzare gli edifici?

V.E. ANIT rappresenta 95 aziende che producono materiali e sistemi per l’isolamento termico e acustico e circa 4.000 professionisti, un po’ in tutta Italia che lavorano proprio nel nostro settore, e le nostre aziende con il 110 sicuramente hanno avuto dei vantaggi, ma soprattutto sono stati eseguiti dei lavori, quindi dei risultati sono stati raggiunti. Ma soprattutto, il 110 ha portato un altro elemento positivo: la consapevolezza anche dell’utente comune, la consapevolezza che decarbonizzare gli edifici e renderli più sicuri ci fa vivere meglio all’interno delle nostre case

Ci sono stati diversi studi di associazioni di consumatori che hanno condotto a questo risultato. Non è soltanto una questione di rispetto di una legge, ma del desiderio comune di vivere meglio nella propria casa, perché la casa è la nostra vita, a maggior ragione in Italia

Gli aspetti negativi li sappiamo, però forse l’aspetto peggiore che impatta e ha impattato anche sulle aziende produttrici, sul lavoro dei professionisti, su chi fa servizi, è proprio l’incertezza, l’impossibilità di programmare.

Noi non stiamo parlando di cambiare una lampadina, ma stiamo parlando di riqualificare dei condomini, e fare un lavoro di questa portata in un anno e mezzo e con quaranta provvedimenti di modifica è un problema. E’ un problema di programmazione degli interventi, di programmazione delle aziende produttrici che, pur avendo avuto innegabilmente i loro vantaggi, continueranno ad avere delle difficoltà perché per realizzare una corretta produzione e quindi una corretta riqualificazione, ci vuole una programmazione a tempi lunghi.

R.F.: Ma voi proposte sicuramente ne avrete. Per esempio: la famosa norma di legge cambiata innumerevoli volte, faceva riferimento al Prezziario DEI, il quale però non era aggiornato, o completo, o non veniva rispettato.

Come i professionisti devono farsi garanti dei lavori eseguiti a regola d’arte, i produttori dovrebbero farsi garanti dei prezzi di fronte allo Stato.

Avete mai pensato di fare fronte comune e chiedere che venga stilato un prezziario completo, con prezzi correnti, e che si mettano in atto strumenti per garantirne il rispetto?  

V.E.: Sono quattro anni che lavoriamo con il prezzario DEI, cerchiamo di lavorare anche coi prezzari regionali e quindi portiamo il contributo delle nostre aziende all’interno di questi. Personalmente non ho mai condiviso il 110, perché trovo che dare di più sia una distorsione nei confronti del mercato. Però è vero che si sono susseguiti eventi – la guerra, la pandemia – che hanno contribuito a favorire l’aumento dei prezzi un po’ in tutta Europa.

Per questi motivi le aziende che rappresento si sono trovate a dover affrontare costi diversi, come ad esempio i costi delle bollette. 

Sicuramente c’è stata una stortura legata a tutto questo: scrivere su un prezzario un prezzo di mercato che poteva essere quello che avevamo fino a due anni fa, cioè nel pieno del super bonus, lasciava il tempo che trovava perché come abbiamo visto adesso i prezzi sono scesi, ovviamente non come prima, però sono scesi.

La distorsione nasce dal fatto che non c’era certezza, perché i tempi erano troppo brevi, troppo ristretti, e questo non ha portato soltanto la difficoltà dei prezzi, ma ha portato anche un altro grosso problema: quello delle aziende e professionisti che si sono inseriti nel mercato senza le dovute competenze.

Da una parte ci sono stati professionisti molto seri che hanno rifiutato lavori con il superbonus perché non intendevano assumersi determinate responsabilità a fronte di una non certezza del diritto, dall’altra invece moltissime aziende produttrici di materiali quanto meno “fantasiosi”, che si sono buttati in un mercato che era al di sopra della loro capacità tecnica.

R.F.:  Ecco, con riferimento a questo tema: se un cappotto fatto nel 2021 si stacca, il committente che tutele ha? Se mi rivolgo al progettista quantomeno posso fare una segnalazione all’albo e posso rivalermi su di lui attraverso l’assicurazione professionale. Ma nei confronti dell’impresa che l’ha posato che strumenti abbiamo? Esiste la patente a crediti sulla sicurezza, non possiamo pensare anche ad una sorta di patente sulla qualità dell’intervento? 

V.E.: Certo, bisogna andare in questa direzione, anche con riferimento alla qualificazione del personale, con una sorta di patentini, anche se di questo passo sicuramente andremo purtroppo ad alimentare la burocrazia. 

In sostanza, come già detto, il nostro settore è certamente in difficoltà, in particolare perché non c’è certezza. Abbiamo letto il bollinato uscito con la legge finanziaria e, mi sembra che non abbia molto senso. Stiamo andando sempre nella direzione di mettere una pezza.

In questo senso ANIT con Rete Irene sta lavorando su un tavolo inter-associativo, al quale hanno partecipato associazioni di consumatori, ordini e collegi, imprese, produttori, varie associazioni proprio per fare una richiesta forte al governo e condivisa da tutti, e che consta di tre punti.

Il primo è che ci sia un’analisi dettagliata della situazione energetica e di sicurezza del patrimonio immobiliare nazionale, servono dei dati trasparenti e che vengano condivisi.

Il secondo punto è la richiesta di un tavolo tecnico con gli stakeholder, che è anche previsto nella Direttiva EPBD. Non possiamo continuare a portare avanti delle proposte senza parlare coi tecnici, con le imprese, con chi è sul campo, per capire veramente che cosa c’è bisogno e da che parte possiamo andare per decarbonizzare gli edifici e renderli più sicuri

Terzo punto è la richiesta di un provvedimento anche temporaneo di incentivi, di aiuto, di misure di sostegno, che ci traghetti su misure, revisioni, incentivi che siano strutturati, seri e tecnicamente validi. Un provvedimento temporaneo che non può essere una detrazione al 36% e 50% che vale per qualsiasi intervento. 

Qui stiamo parlando di efficienza energetica, di sicurezza strutturale: abbiamo davanti un ambiente che dobbiamo cercare di migliorare, lo vediamo con le calamità naturali che accadono ormai quotidianamente.  

Decarbonizzare gli edifici è uno dei pilastri dell’inquinamento. Io comprendo la problematica finanziaria, ma dobbiamo cercare di essere lungimiranti, di pensare ad un provvedimento serio con dei dati sia sul piano energetico che finanziario. 

R.F.:  Valeria il manifesto è interessante. Lo aspettiamo, lo vogliamo vedere tutto e poi bisognerà farsi portavoce e  portarlo nelle sedi opportune di chi decide. 

Ma l’impulso al settore lo si dà anche sensibilizzando il futuro committente. Serve riconquistarne la fiducia dopo la mistificazione che “sotto gli Ecobonus ci sono (quasi) sempre truffe” 

V.E.: C’è una narrazione totalmente negativa su tutto quello che è efficienza energetica, molto spesso ci troviamo davanti ad un’associazione diretta con il concetto di truffa. Bisogna sensibilizzare tutti i committenti, e far capire che il lavoro lo si fa per se stessi, per migliorare il proprio benessere, il proprio comfort, la propria vita e l’ambiente che ci circonda. La truffa non è l’intervento ma chi lo fa spesso lo considera solo un business, bisogna stare attenti a chi ci si affida.

R.F.:  Secondo me le aziende produttrici dovrebbero investire su questo tema.

V.E.: Le aziende serie hanno investito e continuano a investire per decarbonizzare gli edifici e renderli più efficienti a favore di ambiente, comfort e di una corretta realizzazione degli interventi.

Nel tavolo inter-associativo ci sono anche le associazioni dei consumatori, che hanno contribuito alla realizzazione di questo documento e tutti insieme vogliamo andare a parlarne al governo, e a chi potrà portare avanti degli emendamenti su questa legge di bilancio per garantire la sostenibilità degli interventi a favore di tutti. 

Vedi il Report degli Stati Generali del Rinnovamento Energetico 2024