Quando la sera del 26 marzo il Ministro Giorgetti ha annunciato l’ennesimo correttivo “lampo” al Superbonus introdotto con il DL Taglia Crediti, la nostra reazione è stata di totale incredulità.
Non abbiamo capito il senso di un provvedimento dichiarato emergenziale per preservare i conti pubblici, arrivato in un momento nel quale il picco di interventi che hanno beneficiato del 110% è ormai esaurito.
Soprattutto, non capiamo il senso di un provvedimento di misure urgenti che colpisce chi ha più bisogno: disabili, anziani, terremotati, volontari, famiglie in povertà energetica.
Il DL Taglia Crediti e l’ennesima decisione “a sorpresa” che, inaspettatamente:
- colpisce drasticamente il terzo settore che nella cessione del credito o sconto in fattura aveva l’unico strumento per avviare attività di contenimento energetico;
- impedisce di offrire un aiuto concreto a un problema di povertà sanitaria, sul quale siamo già in deficit;
- stabilisce in 400 milioni di euro, un importo totalmente inadeguato, il contributo per la ricostruzione degli edifici danneggiati dagli eventi sismici,
- è in totale contrasto con le indicazioni del PNIEC (messo a punto da questo Governo), che vede nelle detrazioni fiscali lo strumento per realizzare il 45% dell’obiettivo di riduzione dei consumi previsti da tutto il piano.
- è in totale contrasto con gli impegni internazionali assunti in materia climatica e con l’interesse a favorire la sovranità energetica del Paese.
Oltre a gettare nuovamente nella confusione e nello sconforto un’intera filiera che ha trainato il PIL italiano degli ultimi anni, questo provvedimento è un disastro reputazionale per il settore: la fiducia dei committenti nell’affidabilità degli incentivi è ormai perduta.
Il messaggio che il DL Taglia Crediti trasmette è che l’efficienza energetica degli edifici e la transizione verso un’indipendenza energetica non è prioritaria….anzi! Il messaggio che questo provvedimento trasmette è che la transizione energetica è un danno e come tale va bloccata.
Ribadiamo con ancora più determinazione che si possono conciliare riqualificazione edilizia e conti pubblici anche con incentivi diversi, ma è impossibile fare riqualificazione edilizia in un contesto normativo continuamente stravolto.
“Non intendiamo difendere il Superbonus, che ha avuto molte criticità, ma contestiamo l’accanimento che riporta solo gli aspetti negativi, ignorando gli studi tecnici-scientifici che attestano l’impatto positivo dell’incentivo 110%, sugli investimenti in edilizia e, quindi, sul Pil e sull’occupazione.” – Precisa Manuel Castoldi, Presidente di Rete Irene – “Contestiamo aspramente la demonizzazione dei crediti d’imposta e l’assenza di coerenza dell’agenda energetica e ambientale del Paese. Siamo fortemente preoccupati che questo Decreto pregiudichi il futuro delle interlocuzioni tra imprese e Istituzioni, portando ad un nuovo “muro-contro-muro”.
BLOCCARE LA TRANSIZIONE ENERGETICA DEL PAESE SIGNIFICA BLOCCARE IL FUTURO DELL’ITALIA.
Rete Irene e ASSOCOND CO.NA.F.I. hanno costruito una proposta di riordino dei Bonus edilizi che mira a creare un contesto fiscale e normativo stabile, sostenibile per le finanze pubbliche e che favorisca l’efficientamento energetico.
Una proposta per tutti: semplice e concisa, concentrata sull’efficienza energetica, sull’adeguamento sismico, orientata alla sostenibilità e all’autonomia energetica.
VAI ALLA PROPOSTA DI RIORDINO DEI BONUS EDILIZI
VAI AL DOCUMENTO “GLI STUDI SUGLI EFFETTI DEL SUPERBONUS NEL 2023“
VAI AL DL TAGLIA CREDITI “DECRETO-LEGGE 29 marzo 2024, n. 39”