La corretta preparazione del supporto per il cappotto termico esterno è alla base della qualità, la durabilità e l’efficienza del corretto isolamento di un edificio riqualificato. L’ing. Carlo Castoldi ci parla dell’importanza della posa e delle varie fasi di preparazione.
Il cappotto è un sistema composto da più strati uno sovrapposto all’altro e interagenti tra loro come visto in precedente articolo.
La qualità, la durabilità e l’efficienza del sistema dipendono sia dalla scelta del “KIT” che verrà impiegato (ovviamente dotato del Benestare Tecnico Europeo ETA) che dalla sua corretta applicazione realizzata secondo le indicazioni del produttore e le buone regole di posa illustrate sia sulle UNI/TR 11715 che sul “Manuale di Applicazione del Sistema a Cappotto” redatto da Cortexa e armonizzato con le Linee Guida Europee raccolte nel Manuale EAE.
Avendo partecipato alla prima stesura del Manuale Cortexa (2008-2010), conoscendone a fondo il contenuto ed apprezzandone il valore, è per me più semplice seguire lo schema operativo di questo documento per illustrare le varie fasi applicative e soffermarmi sui punti più delicati e quindi meritevoli di attenti controlli.(Invito i Tecnici Progettisti e Direttori dei Lavori a scaricare il Manuale Cortexa per proprio uso in progettazione e verifiche di cantiere.)
Oggi, anche grazie ad una seria attività di ricerca e sviluppo – non solo in Italia, ma in tutta Europa – e di stesura di Norme specifiche rivolte tanto alla qualità dei prodotti isolanti rigidi (EPS, PIR, PU) e dei prodotti isolanti fibrosi (roccia, vetro) – UNI . EN – quanto all’affidabilità dei sistemi nel loro insieme di componenti – ETAG 004 (**) – il problema della affidabilità e durabilità del sistema a Cappotto è in gran parte superato.
Resta, a completamento dell’affidabilità del sistema, l’aspetto applicativo che ha visto tutti i produttori più seri impegnati in una campagna informativa e di istruzione alla pratica applicativa rivolta agli artigiani ed alle imprese, presso le rispettive sedi di produzioni in specifiche “Accademie” di posa in opera.
LA RECENTE EVOLUZIONE NORMATIVA DEL CAPPOTTO TERMICO ESTERNO
In data 21 Giugno 2018, è entrato a far parte del quadro normativo Nazionale il Rapporto Tecnico UNI/TR 11715 ( Allegato 1) che riporta le indicazioni per una corretta progettazione e messa in opera dei sistemi isolanti termici per esterno (ETICS).
Questo documento riporta una serie di indicazioni per la maggior parte presenti già da tempo su: “Manuale per l’applicazione del sistema a Cappotto” redatto da Cortexa negli anni 2010/11 e costantemente aggiornato – scaricabile su www.cortexa.it
Sempre in data 21 Giugno 2018, è stata ratificata la Norma UNI 11716 che riguarda le figure professionali che eseguono la posa in opera dei sistemi a “Cappotto” – Requisiti di conoscenza, abilità e competenza.
In pratica con l’emissione di questi due fondamentali documenti si sono offerti ai Progettisti, ai Direttori Lavori, alle Committenze tutti gli strumenti necessari per la progettazione e la realizzazione di un sistemi di isolamento termico di così grande importanza nel mondo delle nuove costruzioni e nel mondo del recupero degli edifici di un patrimonio edile sempre più fatiscente, energivoro ed ad alto tasso di inquinamento.
Tutto ciò premesso vediamo, comunque, le maggiori attenzioni che vanno poste nella progettazione di un Cappotto Termico Esterno e gli errori più grossolani da evitare in una corretta applicazione.
Precisando che sul “Manuale per l’applicazione del sistema a Cappotto” e su UNI TR 11715 si trovano tutte le indicazioni normative e pratiche a chiarimento dei successivi punti ecco, in ordine di intervento, i punti focali da seguire e le attenzioni da porre per non commettere errori.
- Analisi e preparazione del supporto
Stiamo parlando di posa del Cappotto termico esterno che va applicato su supporti esistenti, vecchi, di varia natura, di differente stato di degrado e di differente finitura: rivestimento plastico a spessore, intonaco di calce, pitture di ogni tipo, mattoni facciavista, calcestruzzo a vista, rivestimenti ceramici, clinker e chi più ne ha ne metta.
Di cosa si deve preoccupare il Progettista e quali interventi deve prevedere per assicurarsi un corretto e solido aggancio dello strato isolante al un supporto esistente su cui deve intervenire?
E’ semplice e si può tradurre in alcune (apparentemente banali) considerazioni:
- Lo strato esterno del supporto, di qualsiasi natura esso sia, deve essere in grado di offrire buona resistenza superficiale allo strappo (ne vedremo i valori) così come si trova o dopo opportuno e appropriato trattamento
- Lo strato esterno del supporto, di qualsiasi natura esso sia, deve avere un buon grado di aderenza al supporto murario (l’intonaco non deve presentare zone di scarsa o precaria aderenza al suo supporto), deve presentare una buona consistenza (spesso si incontrano intonaci “sfarinanti”), deve presentare una buona planarità (normata e ripresa sulle UNI/TR 11715) e una omogeneità meccanica
- Lo strato esterno del supporto, di qualsiasi natura esso sia, deve risultare pulito e privo di ogni traccia di alghe /muffe
- Il supporto deve assicurare valori di ammorsamento dei tasselli di assoluto valore.
Ossia vanno fatte una serie di prove a strappo dei tasselli così come illustrato dalle successive foto per ottenere un valore medio di strappo che diviso per un fattore di sicurezza pari a 4 dia un valore di carico NON inferiore a 0,15 KN (in alcuni paesi Europei 0,20 kN)
In parole semplici ci si deve assicurare che il cappotto termico esterno che sarà applicato, lavori su un supporto sano ed omogeneo nelle sue caratteristiche meccaniche.
Giusto per fare un paio di esempi:
- intonaco con rivestimento plastico a spessore di finitura
Fare una serie di prove di strappo del rivestimento e un saggio della consistenza e adesione dell’intonaco al supporto murario
Queste tre foto illustrano bene il tipo di prova che va fatta per determinare il comportamento del vecchio rivestimento e dell’intonaco sottostante
Il valore di strappo non deve essere inferiore a 0,2 N/mm2. Un risultato, su tutti i provini (applicati in vari punti della facciata e in corrispondenza di varie esposizioni), come quello illustrato dove il valore di strappo risulta superiore a 0,6 N/ mm2 offre tutte le certezze di buona aderenza dello strato isolante al supporto in oggetto.
Rivestimento ceramico
Anche in questo caso è necessario fare una serie di prove che stiano ad indicare:
- l’adesione del rivestimento ceramico al suo supporto
- l’adesione del collante alla superficie ceramica
Le foto A-B-C si riferiscono a prove di adesione dello strato collante al rivestimento ceramico. Questo test è in grado di dare anche risposte relative alla adesione del rivestimento ceramico all’intonaco di supporto (foto C)
Prove di verifica e scelta del tassello più idoneo
Nel riquadro din basso a sx si vede il campione di isolante nello spessore che verrà adottato utile all’inserimento del tassello nel supporto
Le considerazioni sopra riportate hanno lo scopo di porre l’attenzione sul fatto che se, al cospetto di supporti di dubbia consistenza, sembra più semplice e sicuro demolire intonaci e rivestimenti sia delle parti sane che quelle particolarmente ammalorate per poi ricostruire una superficie atta all’applicazione del Cappotto termico esterno, di fatto spesso questa operazione di rimozione totale dei rivestimenti e degli intonaci si manifesta come un vero e proprio problema.
Infatti spesso, secondo l’esposizione delle pareti, secondo la loro protezione dalla pioggia o da irraggiamento solare, rimuovere fino alla muratura viva rivestimenti ed intonaci comporta forzature che compromettono la consistenza della muratura e la sua resistenza meccanica.
Questo per dire che è opportuno fare corrette valutazioni sulla qualità del supporto in tutti i suoi componenti (MURATURA – INTONACO – RIVESTIMENTO) e cercare di mantenerne l’integrità il più possibile.
Ricordiamo per ultimo due dati fondamentali:
- il cappotto deve rimanere “appeso” al supporto grazie all’azione del collante e alla sua adesione al supporto e al pannello coibente
- il cappotto deve restare “ammorsato” al supporto e resistere alle azioni del vento in depressione grazie all’azione dei tasselli.
Un prospetto con tali ammaloramenti, dopo un attento esame delle parti apparentemente sane, può essere “preparato” all’applicazione del Cappotto termico esterno intervenendo a risanare solo le porzioni di intonaco dalla consistenza precaria senza rimuovere tutto l’intonaco di parete con il rischio di demolire il tavolato esterno del tamponamento e comunque disgregare il legame tra gli elementi di tamponamento spesso già mal legati alle strutture in c.a.
La “preparazione del supporto” è certamente un argomento complesso che, data la molteplicità dei casi, non si può liquidare in poche righe e pertanto suggerisco di chiedere la collaborazione dei tecnici delle Società produttrici di sistemi per avere supporto alle prove, suggerimenti e pratici consigli.
Rimando ad una attenta lettura del Manuale di Posa del Cappotto redatto da Cortexa per ogni altra considerazione sullo stato dei supporti e sui trattamenti e preparazioni da realizzare per assicurarsi un risultato qualitativo.
Dopo la “preparazione del supporto” si proceda con l’applicazione del sistema a cappotto come spiegato nel Capitolo L’APPLICAZIONE CORRETTA DEL PANNELLO ISOLANTE TERMICO
NOTE DELL’AUTORE – Ing. Carlo Castoldi – Comitato Tecnico Scientifico di Rete IRENE, è stato membro della Commissione UNI per Cappotto e Pareti Ventilate e della Commissione Tecnica Cortexa (Consorzio per la diffusione della cultura del sistema cappotto).