Proposte per uno schema metodologico di lungo periodo per la transizione energetica del patrimonio edilizio italiano.
Il 25 marzo è stato presentato il rapporto “Il valore dell’abitare. La sfida della riqualificazione energetica del patrimonio edilizio italiano” realizzato da Assimpredil Ance, Symbola, Cresme ed European Climate Foundation.
Virginio Trivella, in qualità di Consigliere delegato all’efficienza energetica di Assimpredil Ance ha proposto un inquadramento metodologico delle misure future di accompagnamento della transizione energetica in una logica di lungo periodo, ancorata ai nuovi obiettivi della direttiva sulla prestazione energetica degli edifici (EPBD IV).
La proposta ha l’obiettivo di stimolare un dibattito razionale finalizzato a individuare le caratteristiche irrinunciabili di un sistema sostenibile ma efficace, in grado di mantenere il Paese sulla rotta della decarbonizzazione.
Di seguito riportiamo una sintesi dell’intervento.
Il metodo proposto parte da una domanda: Qual è il miglior sistema per accompagnare la transizione energetica? La risposta non è univoca, le variabili sono tante e non è facile individuare il mix ottimale.
La transizione energetica (che è parte di quella ecologica) è un’azione collettiva di lungo periodo che richiede l’impegno di ingenti risorse economiche e deve essere considerata alla stregua di un investimento, e non solo un costo.
La dimensione degli incentivi deve essere valutata considerando costi e benefici, fiscali e di altro tipo, incluse le esternalità positive non direttamente quantificabili che, se ritenute di interesse collettivo, devono essere incluse nella valutazione politica: quanto vale la sovranità energetica del Paese? La salubrità dell’aria delle regioni padane deve ripagarsi con l’ecobonus?
Così come nessuno si sognerebbe di dire che l’istruzione o la sanità si devono ripagare da sole, anche la transizione energetica e ambientale richiedono di essere considerate nello stesso modo: si tratta di un problema collettivo ed è venuto il momento di voltare pagina, abbandonando le recriminazioni politiche e riconducendo il dibattito sulle misure di stimolo su un piano razionale.
Oggi finalmente disponiamo delle conclusioni dell’Indagine parlamentare conoscitiva sugli effetti macroeconomici degli incentivi fiscali in materia edilizia che offrono interessanti spunti di riflessione e aiutano a individuare le caratteristiche di un nuovo sistema capace di accompagnare il Paese verso gli obiettivi fissati dalla direttiva EPBD.
I PROSSIMI PASSI
Alla fine del 2024 scadranno tutte le misure “temporanee”, inclusi Ecobonus e Sismabonus, con poche eccezioni che termineranno un anno dopo.
Contestualmente, si recepirà nell’ordinamento nazionale l’aggiornamento della direttiva sulla prestazione degli edifici (EPBD recast 4), con i suoi sfidanti obiettivi faticosamente negoziati dalle diverse sensibilità politiche in seno al Trilogo europeo.
È evidente che le due cose sono incompatibili.
Inoltre, con un cronoprogramma molto articolato, moltissimi aspetti tecnici della normativa devono essere aggiornati:
• le definizioni di edificio “a energia quasi zero” e “a emissioni zero”
• i nuovi requisiti minimi prestazionali
• le nuove classi energetiche
• il nuovo sistema di certificazione energetica
• i nuovi livelli ottimali di prestazione in funzione dei costi
Parallelamente, deve essere definito il percorso italiano all’efficienza energetica dell’edilizia, con l’aggiornamento del Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC) e la definizione del Piano Nazionale di Ristrutturazione.
C’è il rischio concreto che, in attesa di disporre di un quadro tecnico e normativo aggiornato, si blocchi tutto per diversi anni, si perda lo slancio che è stato impresso dal Superbonus, si vanifichino gli sforzi organizzativi degli ultimi anni e si smarrisca l’attenzione per l’efficienza energetica acquisita a così caro prezzo.
Affinché non vada così, occorre cominciare a pensare subito alle misure di accompagnamento che potranno essere attivate fin dal 2025. Ma quali caratteristiche dovrebbe avere un buon sistema di incentivazione?
Almeno cinque attributi dovrebbero caratterizzare il sistema ideale, che dovrebbe essere EFFICIENTE, SOSTENIBILE, STABILE, GIUSTO ed EFFICACE.
In conclusione, qual è la combinazione ottimale di tutte queste variabili?
Nessuno lo può sapere a priori, ma questo non impedisce di cercare un buon punto di equilibrio, tenendo in considerazione gli aspetti che sono stati illustrati.
Che sia necessario un impegno collettivo è fuori discussione. La dimensione del problema è nota, così come l’ordine di grandezza delle risorse necessarie. Bisogna trovare il modo di allocarle nei modi più coerenti con l’interesse collettivo in una cornice chiara e regolabile.
È anche una questione di governance e di flusso di informazioni. Con il Superbonus si è lanciata una macchina potentissima e si è stati a vedere dove andasse a sbattere, per scoprire dopo un po’ che erano state spese alcune decine di miliardi in eccesso. Occorre ribaltare il modo con cui si fanno le cose.
Chi vuole intervenire dovrebbe dichiarare in via anticipata cosa intende fare, quale sia la spesa, in quali tempi, presentare un progetto, definire chi dovrà operare, con quali qualifiche, chi si impegna a finanziare e assorbire i crediti, quali siano le eventuali irregolarità urbanistiche che si intendono sanare…
Stanti i tempi dei processi edilizi, questo consentirebbe di conoscere con uno o due anni di anticipo l’entità delle operazioni che si stanno per attivare, e permetterebbe di regolare periodicamente la velocità del sistema senza ricorrere a misure impulsive e sconcertanti.
E bisognerebbe superare i controlli esclusivamente a posteriori, in stile caccia alle streghe. Controlli preventivi a campione sui progetti e sugli operatori, e in corso d’opera sugli interventi, farebbero sparire i furbi e gli improvvisati, e ricondurrebbero queste attività all’esclusivo dominio degli operatori professionali.
Senza misure razionali e orientate sugli obiettivi, senza un serio programma di riordino dei bonus edilizi, la decarbonizzazione dell’edilizia sarà come una barca alla deriva e la destinazione non sarà mai raggiunta.
Virginio Trivella, Consigliere delegato all’efficienza energetica di Assimpredil Ance, Comitato di Presidenza CTI e Coordinatore Comitato tecnico scientifico di Rete Irene.