La ristrutturazione degli edifici del nostro Paese è una delle principali azioni che permettono di ridurre consumi energetici ed emissioni nocive e di migliorare le condizioni abitative.
Transizione Energetica, Innovazione, Green Deal, tutte espressioni di un’esigenza globale per uno stile di vita più sostenibile, ma che se rimangono solo parole utili a fare comunicati stampa e post social, restano privi di significato e di impatto.
A che punto siamo in Italia? Il Paese ha sospeso gli incentivi fiscali ma presenta un patrimonio edilizio residenziale vetusto, per il 72% costruito prima del 1980, con gravi patologie e carenze strutturali, energetiche e manutentive.
Inquadramento congiunturale
La Direttiva EPBD è stata approvata e pubblicata, con l’assunzione di impegni vincolanti.
Gli obiettivi fissati dal Green Deal europeo sono stati confermati dalla nuova presidenza della Commissione europea, che ha ribadito la necessità di “preparare la strada verso l’obiettivo della riduzione delle emissioni del 90% al 2040” e che ha precisato l’esigenza di “massimizzare gli investimenti pubblici e la leva finanziaria sugli investimenti privati” per assicurare i “finanziamenti necessari per la transizione verde”.
Il PNIEC è stato aggiornato e inviato alla Commissione europea, con la conferma degli obiettivi di decarbonizzazione.
Sono stati confermati anche obiettivi ambiziosi di incremento delle fonti di energia rinnovabile, con l’introduzione di un’opzione “nucleare sostenibile” remota nella sua implementazione, marginale rispetto alla dimensione complessiva della transizione, e comunque ininfluente rispetto agli obiettivi di miglioramento dell’efficienza energetica e di riduzione dei consumi. Figura a pag. 93 del PNIEC.
È stata pure confermata la strumentazione a sostegno dell’efficienza energetica, che per gli edifici vede la centralità delle detrazioni fiscali, pur avendo – contraddittoriamente – eliminato il riferimento alle opzioni di trasferimento dei crediti d’imposta. Figura a pag. 298 del PNIEC.
Il MASE ha affermato che non vi è la volontà politica di affrettare il recepimento della direttiva e che sarà rispettato il termine di due anni dalla sua pubblicazione, ma solo per l’atto di recepimento e non anche per i necessari decreti attuativi.
Il Piano Nazionale di Ristrutturazione degli Edifici sarà presentato alla fine del 2025.
Gli incentivi all’edilizia (a favore dell’efficienza energetica, della sicurezza sismica e della manutenzione in genere) giungeranno a termine alla fine del 2024, tra pochi mesi, rimanendo solo una piccola coda del Superbonus 65% pressoché priva di efficacia (avendo eliminato le opzioni di trasferimento) e un incentivo ordinario al 36% che probabilmente non è nemmeno sufficiente ad assolvere alla propria funzione di contrasto dell’evasione fiscale.
L’entità della domanda di interventi di efficientamento energetico e di miglioramento sismico, priva di adeguate misure di sostegno, si presenta critica già nel corrente anno e sarà drasticamente ridotta se non quasi annullata a partire dal 2025, con conseguenze gravissime su tutta la filiera industriale e professionale coinvolta.
Il tavolo interministeriale istituito dal MASE un anno fa con l’obiettivo di individuare “proposte concrete e condivise per il raggiungimento degli sfidanti obiettivi di efficienza energetica” non ha rilasciato alcuna informazione sull’esito dei propri lavori che dovevano essere conclusi entro il mese di maggio 2024.
Il Governo, dopo aver affrettato l’uscita dal precedente sistema di incentivazione per la ristrutturazione degli edifici, con modalità discutibili e con il ricorso a effetti retroattivi che hanno generato pesanti criticità per cittadini e operatori coinvolti in attività avviate in piena legittimità, non mostra alcun segnale di voler invertire il proprio atteggiamento attendista.
Secondo le esperienze pregresse, l’attivazione di nuove politiche di stimolo della domanda richiede tempi lunghi, dell’ordine di alcuni anni, aggravati dal clima di fiducia compromessa dalle scelte operate dai Governi in questo ambito negli ultimi anni.
È quindi urgente invertire al più presto l’attuale tendenza all’immobilismo.
Gli operatori del settore e l’intera filiera della casa, i cittadini, l’ambiente sono tutti accomunati dall’interesse di avviare senza indugio una nuova strategia di rinnovamento degli edifici sostenibile ed efficace.
Bisogna passare all’azione.
Virginio Trivella, coordinatore del comitato tecnico e scientifico di Rete Irene
Dal 2013 Rete Irene è impegnata nel diffondere la cultura della Riqualificazione Energetica degli edifici esistenti. Per procedere alla decarbonizzazione del vetusto patrimonio immobiliare italiano, abbiamo bisogno di un sistema incentivante.
Per questo è stata elaborata una proposta per rinnovare il sistema di incentivi fiscali, semplice e concisa, concentrata sull’efficienza energetica, sull’adeguamento sismico, orientata alla sostenibilità e all’autonomia energetica. Abbiamo bisogno di far sentire la voce della filiera e del sostegno di tutti.