Presentato a Milano Martedì 27 Novembre il Rapporto Cresme 2018, con una dettagliata analisi economica sullo stato del mercato attuale delle costruzioni e le previsioni nello scenario di breve-medio periodo 2018-2023.
Complessivamente il quadro economico descritto è sicuramente più positivo rispetto al recente passato: la caduta degli ultimi dieci anni sembra essersi arrestata, avviando dal 2016 una nuova fase più positiva, ma il permanere di un clima di incertezza sia sul piano nazionale che internazionale, capace di condizionare pesantemente i mercati finanziari, influenza le previsioni di sviluppo.
Il rapporto Cresme 2018 evidenzia un trend di crescita della richiesta di permessi per la nuova edilizia abitativa, con un incremento del 3,9% nel 2016, dell’11,3% nel 2017 e dell’8,7% per il primo trimestre di quest’anno, mentre per gli edifici esistenti i lavori di recupero edilizio e di riqualificazione energetica mostrano un incremento dell’1,7% nei primi otto mesi di quest’anno.
Il rapporto Cresme sostiene che nel 2018 il valore della produzione del mercato delle costruzioni si dovrebbe attestare sui 171 miliardi, in modesta crescita rispetto ai 167 del 2017, i tre quarti dei quali (73,8%) sono peraltro relativi ad interventi di manutenzione straordinaria e ordinaria del patrimonio edilizio esistente.
Gli interventi che riguardano la riduzione del rischio sismico potrebbero influenzare positivamente il trend di mercato, ad oggi ancora contenuto e vincolato all’instabilità degli incentivi che dovrebbero scadere nel 2021 salvo proroghe o stabilizzazioni condizionate da vincoli di sostenibilità.
Su questo tema i professionisti del Cresme hanno evidenziato le opportunità offerte dalle detrazioni fiscali, precisando che se nei prossimi anni il mercato degli incentivi dovesse arrestarsi potrebbe verificarsi una drammatica situazione di riduzione delle entrate senza compensazioni in ingresso. Gli obiettivi della manutenzione devono essere più ambiziosi e allargarsi a nuove politiche di riqualificazione e rigenerazione urbana, come già dimostrato in uno studio realizzato dal Cresme per la Camera dei Deputati.
Sembrerebbe che ci siamo lasciati alle spalle una crisi che ha penalizzato pesantemente il settore delle costruzioni sia nel sistema produttivo che occupazionale, una lunga fase recessiva che ha avuto pesanti effetti sull’economia e sulla società italiana. Secondo l’Istat, dal milione e 952mila occupati del 2008 le costruzioni sono scese, nel primo trimestre di quest’anno a un milione e 363mila. In dieci anni si sono persi un terzo degli occupati.
Il Rapporto Cresme 2018 evidenzia che oggi l’intero settore, comprendendo quindi investimenti nel nuovo e nella ristrutturazione, vale il 29% in meno rispetto alla media 2005-2007; anche dopo la crescita prevista dal Cresme nel 2023 avrà comunque un valore del 23% inferiore rispetto alla stessa media triennale. Lo sviluppo immobiliare visto nel passato non toccherà quindi più per l’edilizia, che potrà mantenere numeri interessanti solo attraverso interventi di recupero residenziale.
È Interessante vedere com’è cambiato il settore facendo un confronto con dieci anni fa: nel 2008 il recupero edilizio e la manutenzione valevano il 57% del totale mentre oggi il valore è salito al 74%. La Riqualificazione Energetica del patrimonio edilizio esistente pare dunque essere il più promettente ambito di sviluppo del comparto.
Un settore in continua crescita che, come pubblicato il 19 Novembre scorso nel documento Cresme realizzato per la camera dei Deputati, nel 2017 ha contribuito con 123,7 miliardi di euro su un totale di 167,1 allo sviluppo del comparto. L’incremento dell’attività di riqualificazione del patrimonio esistente, dovuta alla necessità di adeguare gli edifici agli alti standard prestazionali richiesti dall’Unione Europea, alle esigenze abitative dell’utente, alle tecnologie sempre più performanti e ad un’attenzione necessaria all’ambiente, manifesta quindi un continuo trend di sviluppo.