È stato di recente pubblicato su Infobuildenergia un articolo relativo al possibile ottenimento da parte dell’edificio “green” MacKimmie Complex dell’Università di Calgary della certificazione secondo lo standard Zero Carbon Building, uno schema di certificazione degli edifici nato con l’intento di fornire un concreto contributo contro il cambiamento climatico e basato sulla consapevolezza che, per evitare conseguenze drammatiche sul clima, si debbano necessariamente ridurre drasticamente le emissioni associate agli edifici, tanto esistenti quanto di nuova edificazione.
Questo accento mediatico posto di recente sullo standard Zero Carbon Building ci porta nuovamente a riflettere sull’importanza di riqualificare anziché demolire e, soprattutto, sulla concreta possibilità di mettere in campo azioni audaci che possano concretamente produrre il tanto atteso cambiamento in ambito edilizio, considerando che gli edifici vetusti presenti in ogni città costituiscono una delle cause maggiori di inquinamento dell’aria, con l’immissione in ambiente di sostanze nocive conseguenti ad un consumo eccessivo di energia.
Negli ultimi anni anche nel nostro Paese sono stati fatti tanti passi avanti a favore della riqualificazione energetica del patrimonio edilizio esistente: basti pensare a quanto ormai, in quest’ambito, i termini Ecobonus, incentivo fiscale e, più di recente, cessione del credito siano entrati a far parte del lessico quotidiano. Azioni e strumenti che sicuramente stanno andando pian piano a sensibilizzare i cittadini, le istituzioni e gli addetti ai lavori, animando dibattiti pubblici e confronti sul tema ambientale legato al patrimonio edilizio, ma che forse potrebbero trovare ancor più forza se affiancati da azioni concrete e dirette a produrre un reale cambio di rotta nel modo di affrontare la riqualificazione a livello nazionale.
Perché quindi non prendere come esempio lo standard Zero Carbon Building made in Canada per introdurre anche sul nostro territorio un analogo modello di certificazione che abbia alle spalle la forza e la referenzialità di un ente istituzionale?
Pur se assai ambizioso l’obiettivo potrebbe diventare uno stimolo per tanti soggetti ad applicarsi ancor di più verso una riqualificazione integrata degli edifici, trasformando strutture ormai vetuste senza dover ricorrere alla demolizione o ad interventi parziali.
La nostra proposta di istituire una certificazione riconosciuta a livello nazionale, sulla base delle case history positive presenti nel mondo quali la Zero Carbon Building, costituisce una tra le idee che ci sentiamo di suggerire all’intera filiera per far sì che la riqualificazione energetica possa trovare un ulteriore impulso.
D’altronde lo sappiamo tutti: la riqualificazione costituisce uno degli argomenti che sicuramente acquisteranno sempre più importanza negli anni: basti pensare che il risparmio energetico costituisce uno dei capisaldi per l’Unione Europea, che entro il 2050 le emissioni di CO2 nell’edilizia dovranno essere ridotte dell’80% (Energy Roadmap 2050) e che da quest’anno al 2021, rispettivamente i nuovi edifici pubblici e tutte le altre nuove costruzioni, dovranno essere ad energia quasi zero (nZEB).
Non ci dobbiamo inoltre dimenticare, come pubblicato da Fondazione Symbola di recente, che nel nostro Paese il patrimonio immobiliare vale quasi il quadruplo del Pil, ma il suo deterioramento e la sua vetustà ne causa la svalutazione.
Nel 2017 gli investimenti in manutenzione straordinaria sono stati pari a 87,6 miliardi di euro, a fronte dei 41,4 miliardi spesi per nuove costruzioni. Su un valore totale della produzione nelle costruzioni di 167,1 miliardi di euro, il 74,2%, pari a 124 miliardi, sono dovuti al recupero edilizio (manutenzione ordinaria e straordinaria).
Come evidenzia il rapporto “Una nuova edilizia contro la crisi”, realizzato nel 2017 da Fondazione Symbola in collaborazione con il Cresme, in media le abitazioni ristrutturate hanno un valore superiore del 29% rispetto a quelle non ristrutturate e un prezzo superiore anche rispetto alle abitazioni di nuova costruzione. Se tutte le abitazioni offerte fossero riqualificate, il valore del patrimonio edilizio residenziale presenti sul mercato immobiliare sarebbe rivalutato di 20 miliardi di euro.
Ci sentiamo quindi di affermare che ogni azione e ogni idea che si ponga a favore della riqualificazione del patrimonio edilizio esistente costituisca una solida base per migliorare di conseguenza la situazione economico-sociale ed ambientale del nostro Paese, con risultati tangibili nel presente e nel futuro.